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La Lucidità mentale e la Forza vanno di pari passo solo con una corretta respirazione

Aggiornamento: 13 mar 2018


8 marzo 2018

Di Ragni Diego


Come dobbiamo respirare quando si usa un autorespiratore

La lucidità mentale e lo sforzo vanno di pari passo …..

Quando si parla di respirazione nell’ambito della lotta agli incendi non è sempre facile reperire o capire le giuste informazioni in ambito di addestramenti considerando di erogare attività di addestramento a chi si può trovare coinvolto in specifiche attività di soccorso.

È la stessa cosa respirare in aria aperta o con un apparecchio di protezione delle vie respiratorie (APVR)? No, non è la stessa cosa. O meglio, condividono i medesimi processi fisiologici: la fase di inalazione ed esalazione. La differenza tra la respirazione con o senza un APVR è data dal fatto che sicuramente si ha a disposizione quantità d’aria e una riserva d’aria limitata. Questa consapevolezza deve accompagnare il soccorritore costantemente.

Un aspetto importante che mi ha accompagnato e mi accompagna tuttora negli anni è il sentirmi rispondere da molti che dalla zona interessata dall’evento si esce quando l’autorespiratore inizia a suonare. Durante un intervento bisogna essere in grado di pianificare le operazioni imparando a respirare e sfruttando ogni singolo litro di aria contenuto nella bombola. Non basta semplicemente farla passare attraverso la valvola di esalazione della maschera. È necessario avere abbastanza aria per compensare possibili eventi non pianificabili che possono accadere. Questo permette di abbandonare l’atmosfera non respirabile prima di aver finito la riserva d’aria contenuta nella bombola e di respirare correttamente per essere sempre lucidi e concentrati al fine di compiere le operazioni corrette che un intervento di spegnimento o di soccorso richiede.

Bisogna pensare quale potrebbe essere l’addestramento più idoneo che i Vigili del Fuoco professionisti, volontari, componenti di squadre di emergenza aziendali, fire team imbarcati a bordo di navi o piattaforme petrolifere dovrebbero ricevere se entrano in un comparto in fiamme dotati di un apparecchio per la respirazione, oppure se lavorano alla cieca e in condizioni fortemente stressanti per via del calore e del peso dovuto ai DPI che vengono indossati. Per essere il più efficaci possibili durante l’intervento, i vigili si devono concentrare soprattutto sulle corrette operazioni e tecniche per fronteggiare la situazione, oltre a osservarne l’evoluzione per prendere le giuste decisioni.

Per avere una buona concentrazione è necessario adottare una corretta respirazione. Questo è un elemento di fondamentale importanza affinchè i vigili o chi è chiamato a intervenire possano essere sempre lucidi nelle azioni da intraprendere.

Fino ad oggi c'è stata poca attenzione nel trasmettere una corretta educazione respiratoria nella formazione dei Vigili del Fuoco, componenti di squadre di emergenza aziendali, fire team imbarcati a bordo di navi o piattaforme petrolifere. Forse ci si è concentrati molto di più sulla formazione e sull’utilizzo dell’autorespiratore tralasciando l’importanza della respirazione. Tuttavia è di rilevante importanza essere consapevoli che un importante disagio respiratorio può portare alla dispnea e all'ipossia, e sapere come rispondere prima che la situazione degeneri.

Nel corso degli anni ci sono stati diversi incidenti dove i vigili del fuoco hanno avuto comportamenti apparentemente inspiegabili e che li hanno ulteriormente messi nei guai. Tuttavia, su molti rapporti di ricerca, spesso si legge di vigili in difficoltà che hanno tolto la maschera dal viso e hanno iniziato a respirare il fumo e i gas della combustione. Alcuni sono riusciti a evitare il peggio, mentre altri purtroppo no. Questo gesto, come bene sappiamo, determina un'intossicazione da fumo, che altera il comportamento di un vigile e lo può portare ad avere un’insufficienza respiratoria e una perdita di coscienza. Un incidente che ha fatto storia è quello successo a Brett Tarver (Phoenix Fire Department) il 14 marzo del 2001 durante un intervento in un incendio di un centro commerciale.

Gli effetti che un vigile può sperimentare successivamente a stress respiratorio sono:

· iperventilazione

· vertigini

· disturbi della concentrazione

· agitazione

· problemi di visione

· tempo di risposta più lento

· formicolio alle dita e alle labbra sentendo una pressione sul petto.

Il rimedio più semplice allo stress respiratorio, spesso difficile da mettere in atto, è cercare di stare calmi e controllare la respirazione.

Facendo un passo sul tuo respiro dobbiamo pensare ...

Se un vigile del fuoco è in difficoltà respiratoria, il suo corpo sviluppa una carenza di CO2, con una conseguente caduta fisiologica di ossigeno che porta all’ipossia. Questo è dovuto a uno sforzo importante. Si sa che un intervento con l’autorespiratore determina uno sforzo fisico importante e che questo può portare all'iperventilazione. Quindi è inconcepibile che i vigili del fuoco o chi fa parte di squadre di intervento non ricevano specifici e adeguati addestramenti ed esercizi sul controllo del loro. Prima di tutto, è necessario riconoscere gli effetti dell'ipossia per poter controllare il respiro prima che sia troppo tardi. Tutto questo può avvenire attraverso il mantenimento di tecniche apprese.

Negli USA è stata studiata una tecnica di controllo della respirazione che permette di ottimizzare i consumi d’aria durante l’intervento ed essere, quindi sempre lucidi durante le operazioni.

Questa tecnica è conosciuta come R-ebt dato che è stata sviluppata da KEVIN J. REILLY. R-ebt sta per: Really Emergency Breathing Tecnique.

La tecnica R-ebt consiste in:

· Inspirare normalmente con il naso (IN);

· Espirare con la bocca, parzializzando l’apertura e prolungando l’espirazione (OUT).

Durante delle attività di addestramento svolte dai Vigili del Fuoco aziendali di un importante impianto petrolchimico (grafico 1) e da parte di fire team leader (grafico 2) imbarcati a bordo di navi da crociera sono stati calcolati i consumi durante un addestramento pratico svolgendo due prove:

· La prima senza avere ricevuto nessuna indicazione sulle tecniche di respirazione;

· La seconda avendo avuto indicazioni sulla tecnica di respirazione R-ebt.

Nel grafico vengono messi a confronto i consumi d’aria che i Vigili hanno avuto tra la prima e la seconda prova.

La formazione per entrambi i gruppi si è svolta presso la camera fumo del centro addestramento di APT Academy.

(*1)

(*1) Il personale intervenuto alle attività di addestramento, prima di effettuare la prova di movimento in ambiente ostile (camera fumo) ha svolto una prova di affaticamento su tapis-roulant.

Grafico 1 (Consumi d’aria del gruppo dei Vigili del Fuoco)



Grafico 2 (Consumi d’aria del gruppo Fire Team Leader)




Dai risultati ottenuti su 63 operatori antincendio già formati (alcuni di loro con molti anni di esperienza alle spalle!), 53 hanno migliorato il loro consumo. Ribadisco che questa informazione è il frutto del lavoro svolto come istruttore e si vuole assolutamente sostiture a quella di un medico che opera nell’ambito della respirazione.

Sicuramente bisogna considerare che i consumi d’aria sopra riportati sono stati influenzati dal fatto che, durante le prove, gli allievi hanno potuto concentrarsi esclusivamente sulla tecnica di respirazione. Essi non erano, infatti, distratti dalle incombenze e dalle preoccupazioni tipiche di un intervento. In ogni caso, questa tecnica resta poco diffusa, o meglio, poco conosciuta. La conoscenza e la consapevolezza sono la migliore arma a disposizione di un vigile del fuoco e di chiunque si trovi a utilizzare un autorespiratore in caso di emergenza.

Per permettere ai Vigili del Fuoco, componenti delle squadre di emergenza aziendali, fire team imbarcati a bordo di navi o piattaforme petrolifere di acquisire consapevolezza e di rendere questa tecnica un automatismo, diventa importante effettuare con regolarità delle esercitazioni con il dispositivo.

Conclusioni ……

Desidero iniziare dicendo che le informazioni contenute in questo scritto e riportate in questi grafici non hanno alcuna pretesa di sostituirsi a informazioni che possono essere date da un medico nell’ambito della respirazione, dato che da parte mia non vi è nessuna competenza medica. Le informazioni riportate sono il frutto di attività pratiche svolte come istruttore in ambito di corsi pratici relativamente alla protezione delle vie respiratorie e condotte nell’ultimo trimestre del 2017 con i vigili del fuoco di un importante polo petrolchimico e i fire team imbarcati a bordo di navi.

Mi permetto di rubare questa citazione al Dott. Stefan Swensson: non dobbiamo preoccuparci che l’incendio venga spento da un vigile del fuoco professionista o volontario dal momento che non esistono fuochi volontari. Condividendo in pieno, aggiungerei che è necessario che chiunque possa essere potenzialmente impegnato alla lotta antincendi debba ricevere una formazione costante. Solo così si acquisiscono i necessari automatismi e la giusta consapevolezza nella respirazione che possono consentire a chi interviene di essere più efficace utilizzando l’autorespiratore.


Pubblicato 8/03/2018 su antincendio-italia.it

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